Studiando i ghiacciai delle nostre montagne, risultano evidenti gli effetti del riscaldamento globale e, in generale, dei cambiamenti climatici. Basta infatti guardare le foto di un ghiacciaio alpino di qualche decina di anni fa e confrontarle con quelle scattate ai giorni nostri, per comprendere la gravità del problema: i ghiacciai e nevai italiani si sono ritirati nel corso degli anni e occupano superfici sempre più ridotte.
Alcuni ricercatori dell’Università di Milano sono riusciti a fare un monitoraggio molto attento dello stato dei ghiacciai presenti su Alpi e Appennini e a costruire un vero e proprio archivio, che ci informa sulla salute di questi giganti bianchi.
La superficie globale dei corpi glaciali italiani è attualmente di 368 chilometri quadrati – l’equivalente, circa, del lago di Garda – distribuiti in 903 ghiacciai. Le regioni con più ghiacciai sono la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige e la Lombardia. La maggior parte di essi ha, però, una superficie inferiore a mezzo chilometro quadrato. I ghiacciai superiori ai 10 chilometri quadrati sono solo tre: Adamello in Lombardia-Trentino, Forni in Lombardia, Miage in Valle d’Aosta.
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- Lo scioglimento dei ghiacciai del National Park – National Geographic
Il confronto tra i dati di sessant’anni fa e quelli più recenti evidenzia che circa il 30% della superficie di ghiaccio è stata persa, molti ghiacciai si sono ritirati e frammentati e ben 180 ghiacciai si sono estinti!
Tutto ciò sta provocando un sensibile cambiamento del paesaggio della montagna italiana, che sta diventando più “nera”: prima di tutto diminuisce la copertura glaciale e i ghiacciai stessi tendono a ricoprirsi di detrito scuro (da qui il nome “ghiacciai neri”), che cade dalle pareti circostanti, non più protette e sostenute dalla coltre glacio-nivale.
Si assiste, inoltre, a un aumento della franosità delle pareti rocciose, che crea maggiori rischi e pericoli nella frequentazione dell’alta montagna.
In sintesi l’estinzione dei ghiacciai ha come conseguenza non solo la riduzione delle risorse idriche, ma anche un’accelerazione dei fenomeni di erosione dei versanti, una riduzione della biodiversità e una maggiore pericolosità.