Lo scorso 8 agosto 2019 è stato pubblicato l’ultimo rapporto dell’IPCC, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, dedicato a cambiamenti climatici e territorio, alla cui stesura hanno lavorato ben 107 scienziati di 52 nazionalità diverse.
I risultati a cui sono giunti sono piuttosto preoccupanti.
Attualmente stiamo utilizzando ben il 73% delle terre libere dai ghiacci a causa del forte aumento della popolazione, avvenuto soprattutto negli ultimi 50 anni. Con l’aumento della popolazione aumenta, infatti, l’offerta di cibo, così come la richiesta di risorse idriche per irrigare i campi, insieme all’utilizzo di fertilizzanti.
La terra è una delle nostre sorgenti di vita, in termini di cibo, materiali, acqua, fonti di energia.
L’uso stesso, però, che facciamo della terra produce emissioni di gas serra, responsabili del cambiamento climatico. Ci troviamo così in un circolo vizioso.
E qui ci imbattiamo anche in uno dei più grandi paradossi che riguardano il cibo: nel mondo, una persona su 10 è denutrita, mentre quasi 3 su 10 sono obese. Questo ha un enorme impatto sulla salute e sull’aspettativa di vita di entrambe le categorie di persone.
Guarda i video:
- I cambiamenti climatici
- Il problema dell’accesso all’acqua
- Fame zero
Combattere il cambiamento climatico anche a tavola
Il dato più interessante che emerge da questo rapporto è che agricoltura, sfruttamento dei boschi e altri usi analoghi del suolo, sono responsabili di ben il 23% delle emissioni totali, mentre noi siamo abituati a pensare alle emissioni di CO2 solo in relazione alla produzione energetica e ai trasporti.
La cifra arriva addirittura al 37% se includiamo la preparazione dei prodotti alimentari, il loro trasporto dalla zona di produzione alla nostra tavola e lo smaltimento dei rifiuti generati.
Lo sapevi che ben il 40% del cibo viene buttato senza essere consumato, rendendo, in questo modo, inutili anche le emissioni di gas serra dovute alla loro produzione?
In parallelo a questa condizione, la crisi climatica in atto mette sotto ulteriore stress il sistema e a rischio la nostra sicurezza alimentare, ovvero la possibilità, a livello globale, di avere disponibilità di cibo ma anche di potervi accedere. Se lo scenario non dovesse cambiare, entro il 2050, è previsto un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari che dovrebbe raggiungere addirittura il 23%.
Il rapporto ci dice anche che è nella terra stessa che possiamo trovare la soluzione; la biosfera terreste (foreste e suoli) assorbe infatti quasi il 30% delle emissioni antropogeniche di CO2 grazie ai processi naturali.
Ma la terra non può fare tutto da sola.
Servono azioni concrete da parte di tutti: la politica, le istituzioni, ma anche noi possiamo fare molto.
Tra le soluzioni analizzate nel rapporto si parla, per la prima volta, di agricoltura sostenibile, di riduzione della deforestazione e dell’erosione del suolo, di gestione degli incendi. Ma soprattutto, e questa è la grande novità del rapporto, del fatto che cambiando le nostre abitudini alimentari, con un consumo maggiore di vegetali e frutti, una riduzione del consumo di carne, in particolare carne rossa, e di latticini ai livelli definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, insieme alla scelta di prodotti a “Km 0”, possiamo aiutare a contenere i cambiamenti climatici e a migliorare le nostre condizioni di salute.
La dieta mediterranea, la più diffusa in Italia, è una di quelle considerate dal report tra le più virtuose.