La Terra compie intorno al Sole un moto di rivoluzione su un’orbita ellittica, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi. La Terra si trova così, nel corso dell’anno, ad essere più o meno vicina al Sole; verrebbe quindi da pensare che l’alternanza delle stagioni sia legata a tale vicinanza, ma non è affatto così: anzi, nel nostro emisfero l’estate cade proprio nel periodo dell’afelio, cioè quando la terra è più lontana dal Sole, mentre l’inverno si verifica durante il perielio, quando è più vicina. A cosa è dovuta quindi l’alternanza delle stagioni?
Nel corso del suo moto di rivoluzione annuale intorno al Sole, il nostro Pianeta compie anche giornalmente una rotazione intorno al proprio asse, che determina l’alternarsi del giorno e della notte. Tuttavia, l’asse intorno a cui la Terra ruota non è dritto, ma inclinato di 23° 27′ e questo spiega il fenomeno delle stagioni. Quando il Polo Nord è leggermente “proteso” verso il Sole, l’emisfero settentrionale riceve più energia solare e dunque più calore: qui si avrà la stagione estiva, mentre l’emisfero meridionale si troverà in inverno; l’esatto opposto accadrà sei mesi dopo.
Oltre che dall’alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni, la quantità di calore che ogni luogo del nostro Pianeta riceve dal Sole dipende anche dalla latitudine, ovvero dalla sua posizione rispetto ai poli e all’equatore.
Più ci sia avvicina ai poli, maggiormente i raggi del Sole sono obliqui rispetto alla superficie terrestre e dunque quest’ultima viene riscaldata in misura minore, mentre più ci si avvicina all’equatore, maggiormente i raggi solari sono perpendicolari alla Terra e quindi efficaci nel riscaldarla.
Il fatto di trovarsi in afelio nel periodo estivo permette all’emisfero boreale di avere temperature mediamente meno calde rispetto a quelle dell’estate australe, a parità di latitudini.
Nei due giorni all’anno in cui i raggi solari incidono perpendicolarmente all’asse terrestre si hanno gli Equinozi (di primavera e d’autunno); i solstizi sono, invece, i momenti in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima: il solstizio d’estate rappresenta così il giorno “più lungo” (con più ore di luce) dell’anno, mentre il solstizio d’inverno è quello “più corto”. Equinozi e solstizi non cadono sempre nello stesso giorno: nel 2020 ad esempio il solstizio d’inverno è stato il 21 dicembre, mentre nel 2019 si era verificato il 22 dicembre.
Quelle descritte sino ad ora sono le stagioni astronomiche; in meteorologia, per convenzione, si utilizzano le stagioni meteorologiche: esse iniziano il primo giorno del mese in cui cadono l’equinozio o il solstizio. L’1 dicembre è quindi iniziato l’inverno meteorologico, l’1 marzo inizierà la primavera meteorologica, e così via.