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L'anno senza estate

 

 

Nell’aprile del 1815 sullisola di Sumbawa, in Indonesia, il vulcano Tambora, ebbe una violentissima eruzione. Secondo i vulcanologi si trattò di una delle eruzioni più potenti dalla fine dell’ultima Era Glaciale, oltre 20 mila anni fa. Più di 100 chilometri cubi di cenere, polveri e roccia, insieme a 400 milioni di tonnellate di gas, furono sprigionati dall’esplosione andando a formare in atmosfera una colonna di 44 km di altezza.

Una parte di questi detriti, ricadendo al suolo, ricoprì di una coltre di 2 km di spessore i villaggi circostanti e diede addirittura vita a dei veri e propri isolotti di pomice galleggiante sulla superficie del mare. Una parte delle polveri più fini, tuttavia, restando intrappolata negli alti livelli dell’atmosfera, per qualche anno operò come un filtro, riducendo la quantità di luce solare che abitualmente raggiunge la superficie terrestre e provocando così il raffreddamento di quest’ultima.

 

Fu nel 1816 che si manifestarono i maggiori effetti sul clima: in piena estate, abbondanti nevicate caddero sul Canada, molti laghi e fiumi del nord-est dell’America ghiacciarono e anche gran parte dell’Europa dovette far fronte a temperature molto inferiori alla norma.

 

Guarda il video:

• The colossal consequences of supervolcanoes – TedEd (seleziona i sottotitoli in italiano)

 

 

Proprio nell’estate del 1816 un gruppo di amici, poeti e scrittori romantici della letteratura inglese, si trovavano in villeggiatura in Svizzera, sul lago di Ginevra: tra questi vi erano Lord Byron, John William Polidori e Mary Shelley. Costretti a stare in casa a causa del freddo e delle incessanti piogge e nevicate, decisero un giorno di fare a gara a chi avrebbe scritto la storia di fantasmi e dell’orrore più bella e spaventosa. E fu così che dall’immaginazione della allora diciannovenne Mary Shelley nacque il mito di Frankenstein.

 

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