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Le previsioni meteorologiche e la loro attendibilità

 

 

Testa o croce

 

È probabilmente capitato alla maggior parte di noi, a scuola, al bar, alla fermata dell’autobus, di sentire due persone chiacchierare tra loro affermando che le previsioni del tempo, il più delle volte, non ci azzeccano mai.

Ebbene sì, perché nell’immaginario comune, purtroppo, la meteorologia non è considerata una materia scientifica come la medicina o la matematica, così come è di fatto, bensì viene spesso associata a discipline quali l’astrologia secondo cui, all’inizio dell’anno, sarebbe possibile stimare in modo più o meno dettagliato, l’andamento delle finanze o delle questioni sentimentali e lavorative nei mesi a venire per ciascuno dei dodici segni zodiacali.

Allo stesso modo, ai meteorologi si richiede, con settimane, quando non addirittura mesi, di anticipo, di prevedere l’evoluzione di una particolare giornata, la quantità di pioggia o neve, la fascia oraria durante la quale si verificherà un temporale, la temperatura del tal giorno alla tal ora.

Negli ultimi decenni, le previsioni del tempo hanno fatto grandi passi avanti, anche grazie alle immagini del nostro Pianeta e della sua atmosfera forniteci da satelliti e radar e agli enormi progressi dell’informatica, che ha messo a disposizione computer sempre più potenti in grado di integrare numerosissime informazioni meteo provenienti da ogni parte della Terra.

 

 

 

Ma come si fa materialmente una previsione del tempo? Questa è probabilmente la domanda che più spesso un meteorologo si sente fare nel corso della sua carriera. Tutte le informazioni che provengono dalle misure e dalle osservazioni dei parametri atmosferici eseguite sulla Terra, così come le immagini fornite dai satelliti, vengono date in pasto a potentissimi computer che le utilizzano per risolvere dei complessi modelli matematici che simulano il comportamento dell’atmosfera.

Il risultato di queste elaborazioni sono una serie di valori, che vengono rappresentati graficamente tramite mappe. Ogni mappa mostra quella che è la situazione in cui potrebbe trovarsi l’atmosfera in un momento successivo rispetto a quello attuale, ovvero dopo 3, 6, 12, 24, … ore. Guardando le mappe, il meteorologo, grazie alla propria esperienza e al proprio intuito, arriva a formulare una previsione del tempo nella forma che tutti conosciamo.

 

Quanto tempo prima siamo in grado di prevedere che tempo ci sarà in un determinato giorno?

 

Premesso che i modelli meteorologici a più lunga distanza, peraltro con un margine di errore tutt’altro che trascurabile, riescono a spingersi non oltre le due settimane e che una previsione diviene una tendenza già a distanza di due giorni, non esiste comunque a priori una risposta assoluta a questa domanda, perché a volte l’atmosfera può trovarsi in una situazione di così forte instabilità, da rendere difficile dire con sicurezza anche cosa succederà domani. È quello che spesso accade in primavera e in autunno, le due stagioni più variabili dell’anno, nelle quali a volte le condizioni del tempo possono cambiare drasticamente anche nel giro di pochissime ore. L’estate e l’inverno sono invece stagioni generalmente più stabili, che permettono quindi di fare qualche ipotesi sul tempo che farà anche con qualche giorno di anticipo. Ma attenzione, perché alcuni fenomeni caratteristici di queste stagioni, come per esempio il temporale estivo, possono essere previsti con una certa sicurezza solo poche ore prima! Proprio per tenere conto di questo, spesso le previsioni meteorologiche sono accompagnate da un indice di affidabilità, ovvero un valore, generalmente percentuale, che esprime quanto è probabile che ciò che è previsto si realizzi effettivamente e che diminuisce velocemente con il passare dei giorni.

Le previsioni meteorologiche possono essere uno strumento utile non solo per sapere come vestirsi la mattina o se prendere l’ombrello per uscire di casa, ma per moltissime altre attività: dall’agricoltura al controllo aereo, dalla navigazione alle gestione stradale. Tuttavia le previsioni meteorologiche, come dice il nome stesso, restano comunque… Delle previsioni. Anche se sempre più precise, non saranno mai una scienza esatta e volerle conoscere con troppo anticipo equivale a farle diventare… Delle profezie! Non per niente il 2 luglio 1925 un decreto legge conferì alla sezione dedicata delle previsioni meteo dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e di Geofisica l’enigmatica denominazione di “Ufficio Presagi”.

 

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